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Assalto a San Marco

Miscellànea

Invano la campana della chiesa, la “Piagnona”1, prese a suonare per avere soccorso.

Savonarola inizialmente avrebbe voluto consegnarsi, ma venne dissuaso.

Nel convento non mancavano armi, che i seguaci del frate tenevano per scortarlo in sicurezza
2 e iniziò una furiosa resistenza che non cessò nemmeno quando i nemici, bruciate le porte, penetrarono in chiesa.

I frati si difesero asserragliandosi nel coro e nelle celle.

Lo scontro si protrasse per tutta la notte, ci furono numerosi morti.

Intervenne la Signoria, inviando messi che portarono a Savonarola l’ordine di
presentarsi a palazzo, assicurandogli la protezione delle guardie lungo il tragitto.

Savonarola uscì allora dal convento, i polsi legati e accompagnato da Domenico Buonvicini che volle andare con lui.

Fra Silvestro Marucci che si era dato alla fuga, venne catturato il giorno dopo.

Tra sputi, bestemmie e offese, una folla furiosa accompagnò i due frati.

I Compagnacci presero le armi trovate in S. Marco e le misero su un carro che fecero transitare per la città gridando: ecco l’amore per Firenze, ecco le virtù di S. Marco!

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1La campana fu tolta dalla Signoria ai frati di S. Marco per aver suonato a stormo il giorno dell’assedio al convento e donata ai francescani di S. Miniato al Monte avversari di Savonarola; fu restituita 10 anni dopo.

2 Dal 1495 Savonarola inizia ad avere una scorta armata per muoversi in città; quanti avversavano la riforma del Consiglio Grande, attribuendone a lui il successo, iniziarono a minacciarlo.

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La Piagona, Sala Capitolare del convento di S.Marco, Firenze

















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