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De la pirotechnia

Toscani illustri

Pubblicato postumo nel 1540 in dieci libri, Biringuccio vi riassume le conoscenze maturate nel corso della sua vita di lavoro in miniere, fonderie, zecche e fucine.


I primi due libri sono dedicati ai minerali e alla geologia delle miniere, i restanti alle arti che fanno uso del fuoco.

(I due libri conclusivi trattano la produzione di mattoni, la lavorazione della ceramica, e i fuochi d’artificio.)

Ordinato in forma di trattato e illustrato da numerose xilografie, può definirsi la prima opera organica relativa a tutto un gruppo di scienze applicate che sia stata pubblicata nel Rinascimento.

Essa si differenzia rispetto agli scritti poco comprensibili e alle fantasie degli alchimisti dell’epoca su argomenti simili; vengono illustrate con istruzioni chiare e pratiche le attrezzature e i processi in uso per estrazione, fusione e lavorazione dei metalli.

Particolare rilievo è dato alle tecniche per la fusione di artiglierie, campane, statue e oggetti vari, e alla produzione di polvere da sparo.

Oltre a essere il primo trattato che copre l’intero campo della metallurgia, se ne possono trarre anche molte informazioni mineralogiche, chimiche, e sul livello della tecnologia fra XV e XVI secolo.

Lo spirito che lo anima è diverso da quello delle opere precedenti; in esso si apprezza nella sua piena validità il metodo sperimentale.

L’unione della pratica scientifica e quella artistica, fanno di Biringuccio uno dei più interessanti e notevoli scienziati dell’epoca del Rinascimento.

Il suo libro, a suo tempo molto usato e tradotto anche in Francia e Germania, un testo importante per la storia della scienza.




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