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La reazione del papa

Miscellànea

La risposta del papa al rifiuto del silenzio imposto dalla scomunica fu risoluta: ordinò alla Signoria di mandare il frate in catene a Roma e minacciò l’interdetto, punizione particolarmente temuta poiché precludeva il culto e i sacramenti per un intero territorio, ed i traffici commerciali.

La nuova Signoria, entrata in carica nel secondo bimestre del 1498, per quanto risultata quasi tutta contraria al Savonarola, in risposta difese l’osservanza della dottrina del frate e il suo operare per la pace e le libertà cittadine, temendo altrimenti disordini popolari.

Ma Savonarola, abbandonando ogni cautela, riprese a criticare la corruzione papale e screditò la scomunica, definita
“cosa del diavolo fatta dal diavolo”.

Si spinse ad accusare Alessandro VI d’ateismo, e ai sovrani d’Europa fu preparato un appello perché fosse convocato un concilio che lo deponesse.

L’interdetto a Firenze in quei momenti sembrava molto probabile; banchieri e mercanti, dato il vincolo d’interesse economico con Roma, premettero perché il frate fosse messo a tacere, mentre la stessa fiducia popolare nel profetismo di Savonarola iniziava a venire meno.

A metà marzo la Signoria proibì la predicazione.

Trascorsero pochi giorni, e un nuovo avvenimento portò disordine nella città.


Palazzo Vecchio, o dei Signori, Firenze.


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